Il teatro che non c’è.

Il teatro che non c’è.

Durante la bella stagione anche per il teatro amatoriale, per fortuna, fioccano gli appuntamenti, le rappresentazioni e gli spettacoli in giro per le piazze, le sagre, le corti e persino nelle spiagge del nostro territorio e dintorni.

Spettacoli che nella stragrande maggioranza dei casi presentano su tutti, lavori scelti fra tre tipologie e caratteristiche di spettacolo ben definite.

  • Il teatro dialettale
  • Il teatro per bambini
  • Il teatro comico/brillante.

Ciò in aggiunta ad alcune storiche manifestazioni di teatro dialettale, comico/brillante, e chi più ne ha più ne metta, che hanno deciso di caratterizzare la propria offerta artistica proprio su uno o più “tagli” fra i suddetti 3 generi di teatro.

E per il teatro amatoriale che non rientra nelle suddette categorie appena su indicate?

Nella migliore delle ipotesi, durante la bella stagione, viene “confinato” in contesti circoscritti, chiusi o comunque limitati ad un pubblico intimo.

Solitamente per la verità viene quasi del tutto esiliato per non dire completamente dimenticato.

Perché?

Forse perché il genere “impegnato e limitrofi” viene considerato esclusivo appannaggio di compagnie di professionisti ecc. che d’estate come d’inverno richiamano folti gruppi di appassionati ai propri spettacoli.

Forse perché lo stereotipo della compagnia amatoriale si spende meglio se abbinato al dialetto, alla commedia leggera o alle rappresentazioni per i più piccoli.

Immaginiamo che non sia facile rispondere a tutto ciò.

Di certo sarebbe bello, oltre che interessante, proporre assieme alle commedie leggere, in dialetto o per bambini, il teatro cosiddetto d’impegno o di spessore, seppur amatoriale.

Ovviamente non tutti i “luoghi” di paese o di città si presterebbero allo stesso modo “all’azzardo”, anche se ci sono degli spazi e delle piazze che anche d’estate (secondo la nostra modestissima esperienza), risponderebbero ottimamente a del buon teatro amatoriale indipendente dai generi ad esso più facilmente abbinati dall’immaginario collettivo.

Se di tanto in tanto fosse proposta qualche alternativa al “nostro” pubblico secondo noi si potrebbe riuscire

  1. Ad aumentare l’offerta
  2. A dimostrare la crescita del teatro amatoriale
  3. A fare cultura a 360° a partire PROPRIO dagli assessorati alla (gioco di parole) cultura
  4. A dare al pubblico nuovi stimoli
  5. A sperimentare, valutando di volta in volta su cosa puntare e su cosa no
  6. A permettere anche alle compagnie “impegnate” di potersi esibire per mostrare ciò che sono in grado di fare a chi fruisce del teatro solo d’estate
  7. A provare a fare da traino per portare pubblico nei “nostri” teatri anche d’inverno.

Ovviamente le nostre sono solo delle considerazioni dettate dall’esperienza e da ciò che abbiamo visto e sentito in giro per l’Italia, in quelle occasioni in cui c’è stata data l’opportunità di mettere in scena un teatro non sempre in linea con le aspettative del pubblico estivo.

Lo stesso pubblico che contro ogni previsione ha apprezzato moltissimo ciò che ha visto, c’ha premiato e spesso rivoluto nelle medesime piazze a fare proprio quel teatro amatoriale (impegnato) che d’estate, soprattutto nelle Marche come ad Ancona e dintorni, praticamente non c’è.

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